Con me nella foto, Paolo Darpini e Caterina Regazzi, dell'associazione “Auser Treia”, che hanno organizzato, in collaborazione con Edi Castellani, del comune di Treia, un laboratorio di educazione ambientale, nell'ex Ipsia, sul tema della terra cruda con i ragazzi delle seconde classi delle scuole primarie della città, circa settanta ragazzi con una decina di maestre e quattro ragazze volontarie del servizio civile.
Conoscevo già bene Treia per le architetture in terra cruda presenti sul territorio, Treia infatti fa parte dell'associazione nazionale “Città della terra cruda”.
Sapevo delle varie terre colorate ridotte in polvere con un pestello e un mortaio setacciate con un piccolo setaccio e mandala con le varie polveri colorate ottenute sui fogli bianchi. Tutti stanno attenti e il pestello passa di mano in mano seguendo il cerchio così le varie zollette di terra da guardare sbriciolare tastare assaggiare e sentire… si sentire con tutte le storie che hanno da raccontarci i vari personaggi: humus, argilla, limo, sabbia che la compongono e la memoria, si la memoria dei luoghi da cui e’ stata prelevata.
La memoria dei minerali ossidati variamente da ossigeno e luce con cui e’ stata in contatto, dei microrganismi, della vegetazione, del clima o di mari e laghi sotto cui si sono formati i sedimenti soprattutto argillosi. Tutto è importante per la colorazione di una terra.
Dicevo che il feedback circolare mi indica quanto interesse suscita un esercizio: dal tempo che impiegano gli attrezzi o le varie zolle di terra a fare il giro completo del cerchio composto da circa trenta ragazzi, nel frattempo nell'attesa ognuno sperimenta i materiali per suo conto, chi prende la paglia chi una spiga di grano, chi un chicco, chi sperimenta già la barbottina pronta ad essere stampata dalle mani sui fogli bianchi.
A un certo punto il cerchio è così attivo e concentrato nei lavori che mi allontano e lo lascio fare e mi dispiace proprio per il poco tempo a disposizione interromperlo mentre è così attivo e divertito dalla scoperta di nuovi materiali e nuovi modi del fare, per passare alla fase successiva quella “emozionale” al contatto con i materiali impastati: terra acqua e paglia.
Se il gruppo risponde poco o si distrae lo riporto sulla onda giusta attraverso il feed back della curva: a seconda dell accelerazione centripeta correggo con il manubrio la direzione dell auto in curva. Così se i ragazzi si distraggono li riporto sulla stessa onda di frequenza con esercizi di meditazione dinamica di corpo e voce che attrae la loro attenzione: acchiappa la i partendo dall'alto verso il basso i e a o u u o a e i e via si seguito tutti sono attratti dall'esercizio e mi seguono nell'onda sonora, riconquistata in tal modo la loro attenzione rilancio il tema della terra cruda attraverso un racconto:
"Una zolla viveva felice girando il mondo guardando nuvole allegre la luce del sole gli uccelli cantare e gli insetti ronzare, un giorno incontra una spiga di grano ed è subito attratta da lei e le dice: bellina te piace l’allegria! vuoi ballare con me? E iniziano a ballare per paesi e borghi aie e contrade e tutta la terra si riempi di spighe di grano. Un giorno inizio a piovere e la zolla si bagno e si trasformo in fango la paglia si inzuppo continuando a ballare stretti stretti si ritrovarono fusi l'una nell'altra componendo una palla perfetta".
Così li ho invitati al tavolo e ognuno inizia a lavorare plasmare pasticciare il materiale a sua disposizione nella massima libertà creativa espressiva.
Capisco quando il gruppo è pronto a passare alla fase successiva anche attraverso il feedback del termostato della caldaia, quando la lancetta raggiunge la zona rossa sappiamo che l'acqua è calda e possiamo fare la doccia.
Questo tipo di feed back è molto utile anche se dipende soprattutto dall'esperienza personale di ognuno di noi e dal tempo che abbiamo a disposizione e dalla direzione che vogliamo dare al tipo di didattica che proponiamo.
All'altro gruppo ho inserito la seconda fase del laboratorio attraverso una canzoncina dello Zecchino d'oro: "Don Chisciotette e Sancio Panza vanno in giro per il mondo, uno è lungo lungo lungo, l’altro è tondo tondo tondo. Sancio Panza raffigura la zolla e Don Chisciotte, la spiga di grano. Inizia la pioggia, scivolano giù per una scarpata rotolando e si ritrovano pure loro a formare una sfera perfetta."
Lancio pure a loro l’invito a realizzare una bella palla di fango e paglia. C'è da dire che all'inizio del laboratorio mi sono presentato come Fiordifango perché faccio crescere strani fiori con la paglia e con la terra. Alla fine un bel feedback collettivo di nuovo seduti in cerchio scambiandoci i vari commenti sulle varie fasi e sulle preferenze dei lavori svolti.
Tobia mi dice che lui mi ringrazia tantissimo anche se la sua maglietta sicuramente non e’ della stessa opinione. Una maglietta gialla tutta imbrattata di fango, sul davanti. Gli dico che è un nuovo modello, da esibire durante tutta l estate 2018. Alla fine cantiamo tutti una canzoncina scritta tempo fa: "Panta panta panta rei questo è il mondo che vorrei!"
Ferdinando Renzetti
Sede Auser Treia, 27 aprile 2018: da sinistra Antonio Marcucci, Edi Castellani, Ferdinando Renzetti, Paolo D'Arpini