Nell’epoca
in cui si rincorre la bellezza artificiosa elevando a status
l’immagine effimera di se stessi, l’unica maniera di affrontare
il mostro che alberga in noi o che percepiamo negli altri e avere la
salvezza è aggirarlo alle spalle, coglierlo nel sonno e decollarlo,
cancellandone il volto, negare perciò quella identità che risiede
nei tratti somatici che lo scorrere del tempo acuisce, svilisce,
rende sempre più marcati e caratteriali.
Tagliare
la testa di Medusa vuol dire quindi rendere sopportabile il
mostruoso, il diverso, esponendo solamente il suo simulacro, la sua
icona, il suo trofeo. Così facendo saremo protetti dalla morte, dal
sesso femminile che potrebbe risucchiare tutto.
La
chirurgia plastica portata al parossismo, tenta di fare questo,
cancellare lo scorrere del tempo, impedirne il dominio sul nostro
volto e intervenire per apportare quelle correzioni artificiose che
finiscono per creare distorti prototipi di bellezza, icone grottesche
di un’epoca desolante che per combattere i propri mostri ne crea di
nuovi.
Ogni
epoca, di fatti, ha i propri mostri da distruggere, da decapitare, da
affrontare evitando di guardarli negli occhi per non sentirne il peso
e la storia.
Vogliamo,
di questi tempi, sconfiggere la fragilità legata al tempo che avanza
e ci fa sempre più stanchi e provati, vogliamo uccidere la caducità,
il sentimento di precarietà percepito come mostruoso, pauroso,
inaccettabile quindi da sopprimere con ogni mezzo, attraverso la
perdita sistematica della sfera umana legata alla sensibilità, al
sentimento, alla dimensione imprescindibile dello spirito e
dell’anima.
L’ingiustizia
della bellezza che sfiorisce, della vita che ci segna e ci condanna
in modi e condizioni che non abbiamo scelto ma che dobbiamo subire
come se ci siano imposti da un fato superiore, trovano a volte
riscatto illusorio nell’accanimento contro il mostro riflesso che
eleviamo a unica degna rappresentazione delle nostre paure più
intime e profonde.
Nessun
essere umano potrà mai sottrarsi al gioco degli specchi.
Siamo
dunque costretti a sostenere il nostro ruolo prendendone coscienza,
riconoscendolo come parte finita dell’infinitudine sconosciuta di
noi stessi, senza tentare di sfuggirgli con espedienti vigliacchi e
ridicoli. Siamo chiamati a trovare il coraggio di mostrare ciò che
siamo davvero.
La
Medusa di Morena Oro si ribella all’interpretazione stereotipata
del mito che la riguarda, vuol prendere coscienza del proprio ruolo
all’interno di quella mitologia e stravolgerlo, sovvertirlo, farlo
avanzare verso l’infinitudine delle possibilità ancora sconosciute
ai più.
Si
oppone alla lettura del mostro orrido confinato nella grotta che
grugnisce livore e cogita vendetta tutto il tempo, come se avesse
perso completamente ogni connotazione umana a causa delle colpe che
le sono state gettate addosso da altri e delle quali deve scontare
una pena senza fine.
Questa
Medusa sospirante non è che il mostro che ha compassione di se
stesso, che si ama profondamente accettando la propria condizione
divenuta simulacro della negazione degli altri al cospetto delle
proprie deformità interiori.
Essi
respingendo, condannando la sua immagine, il suo riflesso, non fanno
che negare quella parte di se stessi con cui saranno sempre in lotta,
sempre in disamore.
Condannati
dunque a non amare mai completamente loro stessi. Noi stessi.
Sospira,
Medusa, che ci compatisce, suo malgrado.
L’emozione
per la meraviglia di un uomo penetrato fin dentro il suo recesso, per
stanarla e sconfiggerla, raggiunge il culmine terribile in un
istante, poiché la bellezza e la meraviglia sono sempre terribili.
Esigono un prezzo altissimo.
Per
questo l’animo molle non può reggere il principio assoluto di
Medusa: sfiderai la bellezza a costo di morire? Avrai il coraggio di
guardarla negli occhi? Sosterrai il terrore della meraviglia assoluta
per esserne trasfigurato?
Perseo
non si pone domande. Porta al termine solo un’esecuzione. Non sa
nulla del senso mistico dell’amore, del perdersi completamente per
trovare il Totalmente Altro.
La
stessa esecuzione sommaria e crudele perpetrata da ogni uomo che
uccide una donna per non affrontare se stesso, per non perdersi
nell’amore che non sa sostenere né affrontare.
In
ogni donna uccisa, decollata nel sonno, urla il mostro
arbitrariamente giustiziato di Medusa.
Morena Oro vive a
Montecassiano, in provincia di Macerata con il marito, il figlio,
quattro gatte, miriadi di libri e bambole di cui è collezionista. Da
sempre coltiva con costanza e caparbietà la propria vocazione
artistica e il proprio estro creativo, frequentando corsi di teatro e
leggendo in modo onnivoro di tutto. La sua passione per la parola,
per l’arte, sia figurativa che drammatica, per la poesia e per la
musica in tutte le sue varianti, ha accompagnato la sua crescita
personale, fino a diventare pretesto di approfondimento culturale e
oggetto del suo lavoro di conduttrice nelle trasmissioni di Radio
Nuova in Blu, nota emittente di Macerata, dove dal 2010 cura e
conduce il format radiofonico “Dolce Far Niente”. Recentemente ha
avviato altresì il format quotidiano ”La Lettura”, audioracconti
e storie varie.
Autrice
anche di numerose interviste a tanti protagonisti del panorama
artistico e culturale locale e nazionale, Morena è tuttavia
soprattutto poetessa, attrice e scrittrice di testi teatrali e
performer dei propri lavori compositivi con una modalità espressiva
anche fisica che definisce poetico-teatrale.
Conduce
laboratori di “Sperimentazione espressiva” finalizzati alla
scoperta delle proprie potenzialità comunicative e creative
attraverso la dimensione teatrale, compositiva ed espressiva in tutte
le varie forme.
Nel
2019 ha esordito alla regia con lo spettacolo “Caba-Zen”,
spettacolo di arti varie.
Ha
pubblicato diverse silloge poetiche: Anima Nuda (2009), Affetti
Collaterali (2011), Autopsia del mio demone (2013), Memorie
dell’acqua (2017), Il sospiro di Medusa (2018).
Il Libro "Il sospiro di Medusa" viene presentato dall'autrice Morena Oro durante la Tavola Rotonda Letteraria Open Air che si tiene, a cura di Auser Treia, presso TAM in Contrada Moje 34 a Treia, il 26 giugno 2021, ore 17. Disposizioni sanitarie permettendo e nel rispetto delle normative anticovid.
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